Arroccato su un
vertiginoso picco collinare a 650 metri dal livello del mare, tra Campania e
Basilicata, Romagnano al Monte è il più piccolo dei quattro centri che gli
fanno corona: Buccino, San Gregorio Magno, Ricigliano e Vietri di Potenza.
In questa posizione sembra svolgere il ruolo di guardiano della vallata in
cui scorrono il fiume Bianco ed il Platano alla confluenza del Nero. Tutta
la sua economia è basata su un antico regime agri-pastorizio. La pianta più
coltivata nel suo territorio è in assoluto l'ulivo. Il nome fa intuire
chiare origini latine. In epoca tardo romana, infatti, la zona faceva parte
dell ' "ager Volceianus" ed era comunemente indicata come "fundus Romanianus",
probabi-lmente appartenente ad una famiglia di patrizi detta "Romanius".
Successivamente fu abbreviato in "Romagnano" e solo dopo l'Unità d'Italia si
aggiunse " al monte "per distinguerlo dall'altro, in provi-ncia di Novara.
Sul sorgere del primo millennio, in epoca feudale, fu costruito in quel
posto un munitissimo castello, la cui formazione sarebbe stata graduale nel
tempo a seconda delle funzioni che era chiamata a svolgere. Si potrebbe
ipotiz-zare questa successione: la torre, il castello, le mura ed i rifugi.
La parte più antica inizia verso Est nei dintorni della Chiesa della Partita
intitolata alla Madonna del Parto e, man mano che si sale verso Ovest
l'abitato diventa sempre più recente. L'intreccio di vicoli e stradine è
tutto disseminato di numerosissimi scalini, i quali oltre a dare accesso
alle abitazioni fungevano da vere e proprie panche.
Le prime notizie su Romagnano compaiono su un registro data-bile al 1167,
dov'è denunciato il numero del servizio militare prestato dai feudatari al
Re. Questo feudo, che rientrava nei possedimenti di Roberto Quagli-etta, era
tenuto ad armare un solo cavaliere al quale, in caso di necessità, se ne
sarebbe aggiunto un secondo. Dall'età angioina fino alla metà del XVIII
secolo si susseguirono vari signori come: Alfonso D'Aragona, Pietro de
Alagno, Petricone Caracciolo ed i Ligni. Il 20 Giugno 1759 Francesco
Torella
divenne barone di Romagnano. L'antico castello medievale abitato fino alla
fine del 1600 fu, molto probabilme-nte, abbandonato dopo il terremoto dell'8
Settembre 1694. |
Dopo questa data,
infatti, la famiglia marchesale dei Ligni la
troviamo trasferita in
Via Borgo. Nel 1656, un terribile contagio, molto probabilmente dì peste,
dimezzò letteralmente la già esigua popolazione, che da 501 abitanti scese
di colpo a 251. Successivamente la densità demografica aumenterà
gradua-lmente fino al massimo di 950 unità nel 1881.
Negli anni 1763-64 ci fu
una terribile carestia. La gente era a tal punto debilitata dalla fame che
"la terra sembrava abitata da cadaveri ambulanti" (così scrive l'Arciprete
Don Ruggiero Casale). Quindi la popolazione venne ridotta nuovamente.
Sulla fine del 1700 e
gli inizi del secolo successivo scoppiò il fenomeno del brigantaggio, in cui
fu molto attivo un certo Giuseppe Paterna, sacerdote di San Gregorio Magno,
(il fatto non è molto sorprendente se si pensa che, nel 1806 Augusto Mermet,
Generale di Divisione dell'armata napoleonica contò su sette capi briganti
presi in provincia di Salerno, ben quattro ministri della religione). Contro
di lui si accanirono generali murattiani, che nel 1809 lo trovarono e lo
uccisero a Romagnano. In paese si racconta che un certo Antonio Di Leo
passando davanti ai figli del barone non si era tolto il cappello. Questi,
allora, decise-ro di vendicare l'affronto col sangue. Di Leo però, saputa la
cosa, scappò e si unì ai briganti a condizione che questi ucci-dessero i due
figli del barone. Il 22 Agosto 1809 il paese sì trovò circondato dai
briganti, Don Ottavio e Don Paolo Torello (figli del barone) intuirono di
che si trattava e tentarono la fuga ma, arrivati in zona detto Sotto il
forno, vennero raggiunti da alcuni colpi di arma da fuoco e fecero entrambi
una triste morte. La vendetta non si fece attendere molto: a Marzo in
località detta In Capo la Serra, Antonio Di Leo fu impiccato. Dopo
l'impiccagione, la sua testa venne tagliata ed espo-sta nella pubblica
piazza. Il 16 Dicembre 1857 avvenne un altro terremoto. Esso rimarrà famoso
perché la gente fu cos-tretta a restare, per circa un anno, accampata in
capanne nei dintorni del paese, dato il frequente ripetersi del fenome-no.
Il 15 Novembre 1870 fu dato principio ai lavori della nostra Ferrovia da
Battipaglia a Potenza (passando quindi per Romagnano) ed il primo Ottobre
1875 fu aperto al pubblico servizio.
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Il 27 Gennaio 1881
passò per la nostra Stazione Umberto I e la Regina Margherita, di ritorno
dalla Sicilia, Calabria, Taranto e Potenza. Il Municipio di Romagnano offrì
Loro un ricco album tutto adornato e cesellato di argento contenente nove
fotografie dì vedute del nostro Paese. A Romagnano, fin dal 1400, sorsero le
prime strutture religiose. La chiesa più antica fu quella comunemente detta
Chiesa della Partita. Questo appellativo derivò dal fatto che fu dedicata
alla Madonna del Parto. Già nel 1761 era quasi del lutto distrutta e quindi
sconsacrata ma successivamente fu riparata e riaperta al culto. La cappella
di Santa Maria del Carmine fu edificata, insieme all'attiguo convento, dai
monaci carmelitani verso il 1400. Giusto un secolo dopo il convento fu
soppresso, perché spesso vi trovavano asilo banditi. Esso risulterà
successivamente abitato da un fittavolo fino alla fine del XVIII secolo. Il
bellissimo quadro della Madonna, meravigliosamente dipinto su due tavole di
legno, restò nella sua sede originaria fino agli inizi del 1800. In quel
periodo fu trasferito in paese nella chiesa parrocchiale del Rosario che è
la più recente sorta in paese. Essa fu costruita nella seconda metà del XVII
secolo e ristrutturata tra il 1761 ed il 1764. Di poco più antica è la
cappella di San Nicola che sì trovava fuori l'abitato presso il cimitero.
Già da tempo fatiscente la notte del 1 Aprile 1931 rovinò irrimediabilmente.
Di essa, altro non si conserva che un quadro raffigurante appunto San Nicola
di Bari e San Vito Martire. Domenica 23 Novembre 1980 la terra ha tremato
per 90 lunghi secondi e da quel momento in poi Romagnano è rimasto
abbandonato. La popolazione si è trasferita a 2 Km dal vecchio centro
abitando per un breve periodo nelle roulotte e poi nei prefabbricati in
legno. Essi erano abbastanza confortevoli ma il disagio di sentirsi senza
paese e senza una casa, purtroppo, è durato per quasi 20 anni. Solo qualche
anno fa i Romagnanesi hanno potuto abitare di nuovo in case vere e
proprie ricostruite in Località Ariola. |